Gen 12, 2009
Comunicato dell’assemblea dell’ESIEA (sindacato giornalisti) occupato
Comunicato dell’assemblea dell’ESIEA occupato
Sabato 10 Gennaio un gruppo di impiegati, disoccupati, lavoratori non pagati e studenti dell’industria dei media hanno occupato il quartier generale dell’ESIEA (il sindacato dei giornalisti, fotoreporter e altri lavoratori dell’industria dei media greci).
Questo sforzo, di opposizione al logos dominante, mira sia a mettere in mostra condizioni medievali di lavoro nei mass media, sia a promuovere la creazione di un’unica assemblea per l’espressione di TUTTI coloro che lavorano per l’industria dei media…
Contratti di lavoro flessibili e insicuri, impiego non pagato / non assicurato, lavoro part time, turni sfiancanti, arbitrarieta` dei datori di lavoro e decine di licenziamenti delineano il contorno dell’industria dei media. Fa da sfondo la trasformazione piu’ ampia del sistema di cui fulcro e’ la ristrutturazione neo-liberista del lavoro.
Da parte sua, ESIEA (il sindacato padronale) non solo non si oppone agli interessi dei datori di lavoro, ma da il proprio consenso e rimane in silenzio di fronte a questi abusi di potere.
Funziona come un sindacato di elite, escludendo migliaia di lavoratori dell’industria dei media, allo stesso tempo ostacola la richiesta pressante di superare divisioni interne e frammentazioni per dipartimenti per creare un singolo sindacato dei media.
D’altro canto, questa occupazione mira a diventare un centro di controinformazione, un contesto di lotta in cui i soggetti non sono tutti direttamente collegati all’industria dei media, come e’ risultato chiaro alla prima assemblea pubblica.
Abbiamo deciso di riunirci, agire e parlare direttamente gli uni con gli altri su tutto cio’ che lo Spettacolo dominante ha reso frammentario, contro la propaganda ideologica e oppressiva dei padroni, dell’EISEA e dei pretoriani dei Media pronti a disinformare, distorgere e insabbiare a seconda delle circostanze.
Pestaggi, arresti di massa, detenzioni, terrorismo mediatico, morti “accidentali” lungo le frontiere e l’inferno delle agenzie per l’immigrazione, tortura nelle stazioni della polizia, “suicidi” nelle prigioni, “incidenti” sul lavoro, attacchi all’acido dalla mafia dei datori di lavoro, licenziamenti e trasferimenti arbitrari, tutti questi non sono “casi isolati”.
Dopotutto, “qui non e’ Gaza” (come dice Yannis Pretenderis, giornalista d’alto bordo, su un importante canale televisivo).
Certamente, questa non e’ Gaza. In ogni caso la nostra solidarieta’ non si esprime attraverso la televisione ma nelle strade, nelle occupazioni di edifici pubblici, nel conflitto fianco a fianco con gli oppressi in rivolta, in cui ci riconosciamo.
E’ una solidarieta’ che valica i confini e si e’ diffusa dal Messico all’Inghilterra, e dalla Korea alla Turchia appena dopo la morte di Alexandros Gregoropoulos e gli eventi che ne sono seguiti.
Non dimentichiamo i 67 detenuti, i 315 arresti e tutti gli insorti che sono stati perseguiti.
L’oppressione di Stato si acuisce, fatto ancora una volta provato dalla manifestazione del 9 gennaio: quel giorno, la “celebrata preservazione del santuario accademico” (l’asylum) ha portato allo sgombero violento di un edificio in Asklipiou street, dove i manifestanti avevano trovato rifugio.
L’attacco contro l’aspetto sociale del santuario e’ un attacco contro la societa’ stessa in lotta. E’ repressione.
Repressione e terrorismo e’ anche l’attacco (il 23 Dicembre) con l’acido al volto di Konstantina Kouneva, immigrata attivista nei sindacati di base. Konstantina lavora sotto contratto per una ditta privata di pulizie nell’Isap (treni elettrici Greci). Fino ad oggi, e’ in ospedale in condizioni serie, ma la sua lotta prosegue e la sosteniamo attivamente…
…come sosteniamo attivamente ogni lotta contro l’arbitrarieta’ dei padroni e le relazioni di sfruttamento, siano esse il risultato di condizioni di lavoro detto flessibile e insicuro oppure dovute a lavoro non assicurato, straordinari non pagati o lavori part time.