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SIAMO L’IMMAGINE DEL FUTURO (da un muro di atene)

 
Oggi 22 stazioni della polizia sono state attaccate.
Grandi manifestazioni nel centro di Atene: anarchici, gran parte della sinistra e cittadini.
Molti slogan contro la polizia, contro l’autorita’, contro l’avvocato del poliziotto, un bastardo ben conosciuto che aiuta trafficanti e mafiosi.
Il centro cittadino non funziona davvero: la maggioranza dei negozi sono bruciati o distrutti. Durante gli scontri son stati distrutti i semafori e ora sei solo tu a decidere quando camminare e quando far passare le auto. E’ cosi’ bello vedere il centro della citta’ bruciato.
In via Patission due universita’ continuano a essere occupate. Il Politecnico, simbolo delle lotte in Grecia, e’ fuori da ogni controllo. Adolescenti, ma anche piu’ giovani (fino a dieci anni) vanno la’ per combattere la polizia. Anche molti immigrati! Ci sono pure “drogati” e “hooligans” che si uniscono. E’ divertente sentire alcuni ragazzini arrivare alle occupazioni e chiedere: “hey signore, per favore, ci insegna a fare una molotov?”
Gli scontri con la polizia proseguono mentre nei giardini delle universita’ ragazzi e ragazze si baciano e giocano.
Le strade nelle vicinananze sono bruciate. La “Silicon Valley” di Atene, la via Stournari sono totalmente distrutte, saccheggiate. Alcuni computer sono stati rubati, la maggioranza bruciati e distrutti.
Plaisio, un grande centro di vendita informatica di tre piani, e’ bruciato da cima a fondo.
Anarchici e autonomi si riuniscono principalmente nell’universita’ di Economia, che e’ un isolato piu’ in la’. C’e’ uno spazio per le discussioni, uno per mangiare (quando il cibo finisce, andiamo nei negozi vicini, rubiamo, distribuiamo un po’ alla gente per strada e il resto ce lo portiamo in universita’).
C’e’ anche un centro per i mezzi di comunicazione, si prova a fare una radio, e c’e’ una grossa stanza per la stampa dei manifesti e dei volantini.
L’universita’ di Legge e’ anch’essa occupata, da gente di sinistra che s’e’ fatta un po’ piu’ radicale (per quanto possa essere radicale uno di sinistra..!!)
Exarchia, il quartiere dove e’ avvenuto l’omicidio, e’ ancora difeso dalle barricate e una grossa auto incendiata giace nel mezzo di via Mpenaki, per entrar nel quartiere.
Le vie attorno a volte possono essere pericolose, nazi e sbirri lavorano congiuntamente e cercano di evitare i saccheggi degli immigrati.
Nei prossimi giorni vedremo come proseguono le cose. Aspettiamo altre occupazioni universitarie e liceali. I lavoratori non si sono fermati, mentre i sindacati e il partito comunista non fanno che sabotarci…. Merda, tanti anni e tutto continua nello stesso modo.
Bisogna sabotare la produzione, distruggere il capitalismo.
Ci sono stati molti arresti e il governo vuole usare le leggi antiterrorismo, come in Francia per il Tarnac 9. Credo che ora tutti possono capire per chi sono state fatte queste leggi.
Gia’, il nemico interno…
Si puo’ dire che parte del centro e’ relativamente autonoma e certamente la polizia non ci entra.
Compagni di tutto il mondo, se volete esprimere la vostra solidarieta’, di cui abbiamo molto bisogno, proseguite con la lotta nei vostri paesi, rafforzandola.
Ci temono davvero, credeteci, e’ difficile immaginarlo, ma qui lo si vede chiaramente.
L’insurrezione, quella che leggiamo nei libri, esiste davvero, possiamo assicurarlo, la stiamo in parte vivendo… e’ bellissima!
In una notte la realta’, la normalita’, e’ morta.
Presto accadra’ anche negli altri paesi.
Siate pronti ad agire.
Siate pronti.

compagni ateniesi, 11 dicembre 2008

Intervista ad alcuni anarchici greci sulle sommosse in atto ed altro

Risposte di alcuni compagni anarchici greci
a domande di informa-azione.info su aspetti delle sommosse di questi
giorni e sul contesto sociale, politico e urbanistico in cui bruciano.
[S. e P. si trovano in Grecia, mentre O. a Londra]

Traduzione dal greco all’inglese a cura di directaction greece

I-A: Qualche parola sulla brutalità della polizia in Grecia
O.: A differenza della maggior parte degli stati occidentali, la
tattica della polizia greca non è di arrestare le persone, multarle
ecc., ma principalmente di intimidirle e “punirle” fisicamente. La
repressione poliziesca viene così esercitata su un piano quotidiano, ad
esempio con il pretesto di controllare i documenti per le strade,
soprattutto contro giovani con sembianze “alternative”, poveri e
migranti. Esistono diverse divisioni di polizia, la più nota è quella
delle “guardie speciali”, idioti armati e completamente decerebrati;
formata da 3-4 anni si è già resa responsabile della menomazione e
dell’uccisione di non poche persone (come Iraklis Maragkakis, un
giovane autista di Creta morto con un proiettile in testa per non
essersi fermato a un controllo). Ci sono i “gruppi d’arresto”, che
compiono fermi con mosse da arti marziali durante le manifestazioni
violente (solo ad Atene), e molti gruppi di polizia-militare (come
l’EKAM, spesso mandata a Creta quando i business locali, come la
coltivazione di cannabis, interferiscono con i piani del governo), e le
“guardie di frontiera” responsabili della morte di centinaia di
migranti che cercano di valicare il confine. Per quanto riguarda gli
ambienti politici c’è la “sicurezza di Stato” che identifica, molesta e
crea i profili degli attivisti, occupandosi anche degli arresti durante
le manifestazioni. C’è la “sicurezza dell’ordine costituito”, un
gradino sopra i precitati dementi, che tiene nel mirino i circuiti
anarchici e più in generale dell’azione diretta, ma anche la
criminalità organizzata e il narcotraffico. Infine c’è l’unità
antiterrorismo che fa all’incirca le stesse cose, ma è in cima alla
gerarchia.
Nella percezione comune, le stazioni di polizia rappresentano luoghi di
tortura: spesso appaiono, anche su youtube, video di sbirri che
riprendono le sofferenze delle loro vittime. Durante i cortei o
l’attivismo contro la polizia, non puntano a molti arresti,
preferiscono caricare qualche persona di molti reati pesanti o
mazzolarla per bene.
Infine c’è una lunga lista di individui uccisi dalla polizia per motivi
politici (anarchici, manifestanti), e restando gli agenti normalmente
impuniti, si è venuta a creare una mentalità, un’attitudine da “Rambo”.
Ancora in questi giorni di scontri, sbirri antisommossa puntavano i
loro indici contro i ragazzini dicendo “dov’è il vostro piccolo Alexis,
fighette? Uccideremo ognuno di voi fottuti”.

I-A: Qualche parola su Exarchia
O.: Exarchia è un’area nel centro di Atene dove vennero fondate le
prime università, e che quindi attirò molti studenti, intellettuali,
artisti, ecc.. La maggior parte dei residenti (studenti greci,
immigrati, gestori di negozietti e piccoli bar) ha un reddito basso.
Attorno sorgono aree come Kolonaki, dove c’è qualche locale frequentato
dai ricchi, e si mantiene una sorta di solidarietà da vicinato,
iniziative di pulizia delle strade, assemblee aperte, una sorta di
auto-organizzazione. Grazie alla presenza di studenti, hanno aperto
molte librerie, centri e squat anarchici e di sinistra. Tra le altre
cose, questo senso di libertà ha offerto rifugio a molti tossici che
vanno a sfasciarsi nella piazza di Exarchia; un’abitudine che in
passato ha causato scontri tra anarchici e spacciatori, e che ha
portato anche a scontri con i tossici. Gira voce che la polizia cacci i
tossici dalle altre aree per spingerli verso Exarchia, al fine di
convincere gli abitanti a volere maggiore sorveglianza. E’ un luogo in
cui gli scontri con la polizia sono all’ordine del giorno, grazie anche
alla protezione del vicinato e dei campus universitari che offrono
asilo. Anche l’urbanistica ha il suo ruolo, con vicoli, stradine,
pavimentazione di ciottoli, la vicina collina boscosa di Strefis. Tutto
ciò porta a una morbosa attenzione della polizia per quest’area:
pattugliamenti quotidiani, squadre antisommossa piazzate attorno
Exarchia (definite dagli abitanti come i romani e il villaggio di
Asterix), continui fermi e tensioni tra gente del luogo e polizia. Gli
sforzi degli sbirri per dominare il territorio hanno portato alla morte
di Alexis e simili episodi. Il poliziotto assassino viene descritto
(ndt. dai media) come uno sbirro rabbioso, che litiga con i superiori
perché non lo lasciano “mostrare a questi piccoli codardi anarchici di
cosa è fatto”.

I-A: I rivoltosi sono un gruppo politicamente eterogeneo?
P. e S.: All’inizio sono scesi in strada gli anarchici con le loro
“alleanze politiche” (ultras del calcio, pochi migranti, qualche
giovane “alternativo”). Quindi le sinistre: il partito comunista ha
condannato le violenze ma mantenuto un atteggiamento diplomatico
dispiacendosi per la morte del ragazzo, il SYN/Syriza ha invece offerto
rifugio ai rivoltosi a patto che prima si scoprissero i volti.
Posizioni tipiche di queste due principali tensioni della sinistra
greca. Il partito comunista cerca sempre di sabotare le lotte che non
riesce a controllare, ma tenta di ricavarne profitto al momento delle
elezioni; il SYN cerca di inglobare ogni movimento mutilandone le
componenti radicali.
Nelle prime 24 ore gli anarchici hanno organizzato manifestazioni
aggressive e attacchi ovunque vi fosse la loro presenza, diciamo in una
trentina di località in giro per la Grecia. Alcune componenti della
sinistra hanno partecipato sia alle manifestazioni che agli scontri.
Non era mai successo prima.
Il giorno successivo si sono uniti studenti universitari e ragazzi
delle scuole. Molti ultras/hooligans delle squadre di calcio. Quindi
molti migranti e figli di migranti. A questo punto è scoppiato il caos.
Gente di tutte le età, dai 12 ai 70, ha preso parte alle rivolte.
Persone che non avresti mai immaginato di trovare lì in mezzo. “Giovani
alla moda”, “rispettabili padri di famiglia”, “donne anziane”, chiunque
normalmente etichettato come “gente comune”… ben oltre la minoranza
anarchica. Persone che di certo non sapevano gestirsi la situazione,
alcuni neanche la capivano. Molti di loro criticavano il saccheggio
come pratica che “getta cattiva luce sugli anarchici”… guardano troppa
televisione.

I-A: Sembra che una risposta alla brutalità della polizia abbia
generato qualcosa di molto più esteso. Un punto di vista anarchico sui
nuovi “contenuti” della rivolta in atto?

S.: Penso che ci si trovi di fronte a una vera sollevazione sociale. E’
abbastanza simile a quanto avvenuto in Francia (ndt. banlieues) ma
secondo me si sviluppa meglio, perché i poveri non bruciano solo i
propri quartieri, ma arrivano al centro cittadino e attaccano qualunque
cosa rappresenti l’oppressione in ogni sua forma, non solo polizia e
banche. A Salonicco hanno attaccato una chiesa, ad Atene l’albero di
natale del sindaco, il ministero dell’educazione, il parlamento, nella
piccola isola di Ithaki hanno bruciato una scuola. E’ la ricompensa per
una vita sottratta, magari non improvvisamente e orribilmente come
quella di Alexis, ma lentamente, ogni giorno, vergognosamente.
Quello che provo a fare è supportare fisicamente le rivolte,
condividere ogni genere di conoscenza inerente gli scontri di strada
accumulata fin ora, sabotare ogni sforzo della sinistra di reprimere e
calunniare le sommosse (come il partito comunista) o usarle per i
propri piani parlamentari (socialdemocratici), e portare uno spirito di
auto-organizzazione della nostra forza, creare le nostre assemblee,
comunicazioni, squadre d’attacco e in generale liberarsi del mondo
capitalista, liberarsi della nostra necessità del capitalismo. Il
saccheggio ha rappresentato un buon punto di partenza, adesso dobbiamo
generalizzarlo.

I-A: La Sinistra greca, come sta provando a sfruttare e spegnere la rivolta?
P.: Mi riferirò esclusivamente al KKE (partito comunista) e al SYN
(socialdemocratici che hanno accorpato quasi tutti i piccoli
gruppuscoli); perché quello che è a sinistra dell’”estrema sinistra” è
per la prima volta attivo negli scontri di strada (dopo la guerra
civile la cultura greca della sinistra è basata sul vittimismo) con uno
spirito anti-ND (Nuova Democrazia – partito al governo).
Il KKE vede le recenti rivolte come un’espressione del risentimento
popolare causato da disoccupazione e carenza dei servizi pubblici, che
viene messa in cattiva luce dagli “anarchici incappucciati”, ovviamente
organizzati da A) il governo B) l’opposizione (PASOK, un partito in
scomparsa) C) gli americani D) gli alieni. Non è rilevante, quel che
conta è che qualunque cosa fuori dal Partito rappresenta il male.
Chiede alla popolazione di manifestare pacificamente e in modo
organizzato nel blocco del KKE, e prepararsi per la battaglia
elettorale!
A Corfu, 15 giovani del KKE si sono barricati dentro l’università per
evitare che i rivoltosi, braccati dagli sbirri, entrassero nell’ateneo;
sono arrivati addirittura a lanciargli bottiglie per provocarli! Sono
soliti fare questo genere di cose. In un caso precedente, avevano
picchiato alcuni anarchici per aver attaccato manifesti sopra i loro. A
quel punto 40 anarchici si erano radunati e avevano attaccato 70
comunisti riuniti dentro l’università. Dopodiché tutti i rappresentanti
di partito piagnucolarono davanti ai media denunciando il regno del
terrore anarchico, l’assenza di polizia, ecc…
Il SYN ha un ruolo più attivo nelle strade, mentre molti dei suoi
giovani elettori sono probabilmente tra i rivoltosi, quantomeno tra
coloro che tirano pietre e affrontano le linee di polizia. Il loro
presidente ha detto agli incappucciati che se si tolgono i
passamontagna, il SYN li proteggerà di fronte alla giustizia. Ciò
esprime le tattiche del partito: sabotare coloro che agiscono
individualmente per i propri motivi e portarli al partito per fare
battaglie in parlamento, in televisione o nei tribunali. Non voglio
falsificare o sminuire la rabbia di molti suoi elettori per
l’assassinio di un ragazzino da parte della polizia, ma credo che il
SYN conti molto su quanto sta avvenendo per accrescere il proprio
status politico, magari anche in un’alleanza governativa.
Al tempo delle prime manifestazioni si aveva la sensazione generale di
essere in questa cosa tutti insieme, visto che ogni tensione politica
si stava ancora riprendendo dagli scontri tra studenti e polizia dello
scorso anno, quando dopo varie botte le forze dell’ordine avevano
ripreso il controllo delle strade e ne seguì un anno di frequenti
violenze sbirresche e torture nelle centrali. Col passare dei giorni le
cose si fecero più chiare.
Ah, ci sono anche i sindacati: principalmente legati a PASOK, SYN,
forse qualcuno anche a Nuova Democrazia e il KKE che ha il proprio
fronte sindacale. Sono così venduti da aver cancellato lo sciopero
generale programmato da tempo, a causa di una richiesta del primo
ministro al fine di evitare disordini. A nessuno sembra interessare, ma
la mentalità dei sindacati è una presa in giro, un insulto per la
maggior parte della popolazione greca.

I-A: Abbiamo seguito l’ultima lotta dei prigionieri. Sapete
qualcosa delle loro reazioni alle attuali rivolte e alle azioni di
sabotaggio in solidarietà con la loro mobilitazione?

O.: Oggi, il giorno del funerale di Alexis, i prigionieri hanno
rifiutato il vitto in tutte le 22 carceri della Grecia. Migliaia di
loro (non siamo in grado di dire esattamente quanti) hanno quindi
espresso in questo modo il loro rispetto per un giovane combattente, e
la loro solidarietà per tutti gli arrestati negli scontri, più di 200
per saccheggio di negozi. Per quanto ne so, la maggior parte dei
prigionieri supporta pienamente le azioni solidali di sabotaggio fuori
dal carcere. Da discorsi con gente dentro, i compagni Polikarpos e
Vaggelis, da alcune pubblicazioni anarchiche con contributi di
prigionieri e da comunicazioni durante la recente lotta, erano
decisamente emozionati quando parlavano delle azioni esterne.

I-A: Le rivolte spesso non hanno percorsi stabiliti, qualche
volta smettono di bruciare (balieues francesi), qualche volta vengono
messe sotto il controllo di qualcuno, qualche volta un modello di
potere termina il proprio gioco. Obbiettivi personali e collettivi?

S.: Primo. Difendere le nostre vite, difendere la memoria dei nostri
compagni, difendere la nostra esistenza nelle strade e il nostro potere
su di esse. La lotta di classe non finisce quando usciamo dal nostro
posto di lavoro, nelle strade o in un bar alternativo o alla moda dove
continuiamo a essere merce, le nostre vite sono pura merce. La polizia
sottovaluta le nostre vite e arriva a distruggerle, quindi dobbiamo
subito darci da fare, e l’unico modo per farlo è liberarsi da qualunque
cosa ci trasformi in merce e dalla sua polizia.
Se tutto questo non diventa una rivoluzione, penso che quanto meno
dovremmo divertirci il più possibile in questo processo di
umanizzazione. Ah, e liberarci di un umanesimo buono a nulla.

I-A: Ci sono ancora banche in Grecia (ih ih ih)?
O.: Giusto oggi ho sentito una mia amica di Atene, sua sorella doveva
prelevare dei soldi dal bancomat… Ma nel centro di Atene non ce ne sono
più e sono dovuti andare in periferia per trovarne uno. La stessa
situazione in tutte le città principali…

I-A: Abbiamo saputo che c’è stato un tentativo di occupazione dell’ambasciata greca a Londra. Come è andata?
O.: Il giorno prima, su indymedia uk e Atene (bilingua), abbiamo
indetto un corteo davanti all’ufficio centrale della Olympic Airways.
Per l’ora della manifestazione (9 del mattino), meno di 20 compagni,
greci e non, occupavano l’ambasciata greca. La gente radunata per la
manifestazione, 25-30 persone (principalmente studenti greci che
lavorano in giro per l’Inghilterra), invece di marciare verso l’Olympic
come annunciato, hanno informato i presenti di quanto stava avvenendo e
si sono mossi verso l’ambasciata. Alla manifestazione c’erano sbirri in
borghese che fotografavano da lontano e un ragazzo è stato fermato da
una volante per un controllo antidroga. Li abbiamo circondati e
videoripresi mentre loro riprendevano noi… così sembra andare da queste
parti… Abbiamo preso la metropolitana senza mostrare bandiere e
striscioni, con un poliziotto in divisa a controllarci e forse altri in
borghese. Una volta raggiunta l’ambasciata, gli altri erano stati
buttati fuori dallo stabile e c’era un cordone di 15 poliziotti a
dividerci e una dozzina a circondarci. Le strade intorno all’ambasciata
erano state bloccate e arrivarono una ventina di volanti. Quindi si
aggiungono la Polizia Metropolitana, la Polizia Diplomatica, i
pompieri, le squadre da arresto, FIT (quelli che filmano le
manifestazioni) e l’unità antiterrorismo. I ragazzi avevano preso la
bandiera greca e innalzato quella nera e rossa; quando abbiamo capito
che non saremmo sicuramente riusciti a entrare abbiamo bruciato la
bandiera greca sul balcone dell’ambasciata. Alcuni sbirri ci puntavano
le armi. Quindi vediamo una decina di ragazzi greci arrivati dopo che
erano stati fermati a un angolo dove la strada era bloccata; io e altri
due ci siamo avvicinati per vedere cosa succedeva.
Gli sbirri dicevano che non potevano farli avvicinare perché era in
corso una manifestazione, loro rispondevano di essere parte della
manifestazione e che si erano allontanati per prendere un caffè.
Quando ci siamo avvicinati ulteriormente, siamo stati afferrati dalla
polizia e scagliati al di là della linea, un ragazzo buttato a terra e
colpito sulla schiena… “oops sembra che siate anche voi fuori dalla
manifestazione”. Solidarizzando con i lavoratori di un cantiere,
saliamo su un’impalcatura per vedere la situazione. I poliziotti
stavano attaccando i compagni dentro il cortile dell’ambasciata
(tecnicamente suolo greco ma invitati dall’ambasciatore) e ne
arrestavano due per “violenza verbale”. Fuori, gli sbirri (un
centinaio) spintonavano i manifestanti (una cinquantina) dividendoli in
piccoli gruppi. Dopo qualche ora, i compagni dentro l’area
dell’ambasciata comunicano che sarebbero usciti solo se la polizia si
fosse allontanata e li avesse lasciati andare via. Gli sbirri dicono
che li avrebbero lasciati stare se fossero usciti in modo pacifico, ma
appena iniziata la smobilitazione hanno colpito alcuni compagni e ne
hanno arrestati altri tre per minaccia dell’ordine pubblico.
Gli altri si sono uniti al blocco esterno e mossi fino a unirsi alla
quarantina di persone che non erano riuscite a superare il cordone.
Qualche spintone e pugno, quindi siamo riusciti ad allontanarci
attraverso strade “libere” che avevamo individuato in precedenza.

Siamo qui, siamo ovunque, siamo l’immagine del futuro

Se io non brucio
Se tu non bruci
Se noi non bruciamo
Come dal buio nascera’ la luce?
(Nazim Hikmet “Come Kerem”)

Con la paura tra i denti i cani rabbiosi urlano: tornate alla
normalita’, la festa dei folli e’ terminata. I filologi
dell’assimilazione hanno iniziato a diseporre le loro carezze
taglienti: “Siamo pronti a dimenticare, a comprendere le deviazioni dei
giorni precedenti, ma ora state buoni altrimenti porteremo i nostri
sociologi, i nostri antropologi, i nostri psichiatri! Come padri
comprensivi abbiamo assistito con sopportazione il vostro sfogo
sentimentale, ora osservate come appaiono vuoti i banchi di scuola, gli
uffici, le vetrine! E’ giunta l’ora del ritorno e chi rifiuta questo
sacro dovere verra’ attaccato, verra’ tarato socialmente,
psichiatrizzato. Questa e’ la richiesta che si aggira in citta’ :”Siete
ai vostri posti?”. La democrazia, l’armonia sociale, l’unita’ sociale e
tutti i grandi abbracci che puzzano di morte hanno gia’ teso le loro
sporche mani.

Il potere (dal governo ai genitori) ha lo scopo non solo di
reprimere la rivolta e la sua espansione, ma di creare un rapporto di
subordinazione, soggettivazione. Un rapporto che determina il vissuto,
cioe’ la vita politica, come una palottola di cooperazione, di
compromesso e di accettabilita’sociale. « La politica e’ la politica
del socialmente accettabile, tutto il resto e’ una guerriglia da
briganti, scontri, caos » : questa e’ la traduzione fedele di cio’ che
ci viene detto. I loro tentativi di negare la parte vitale di ogni
azione, di dividerci, di isolarci da cio’ che possiamo fare : non fare
di due cose una, ma rompere ancora ed ancora una cosa in due. I
mandarini dell’armonia, i baroni del silenzio – dell’ordine- e della
sicurezza ci richiedono di essere dialoganti. Questi trucchi pero’ sono
disperatamente vecchi e la loro miserabilita’ si vede nelle pancie dei
vecchi sindacalisti, negli occhi slavati dei mediatori che come uccelli
rapaci si aggirano sopra ogni rifiuto, sopra ogni passione per il
reale. Li abbiamo gia’ visti a maggio, a Los Angeles e a Brixton, li
vediamo in giro da decenni che leccano le ossa del Politecnico. Li
abbiamo visti pure ieri che invece di indire sciopero generale ad
oltranza, si sono inclinati di fronte alla legalita’ e hanno annullato
la manifestazione. Perche’ sanno molto bene che la strada verso
l’espandersi della rivolta passa per il suo spostamento nel campo di
produzione – passa per l’occupazione dei mezzi di produzione del mondo
che ci distrugge.

Domani inizia una giornata in cui niente e’ sicuro. E cosa potrebbe
essere piu’ liberatorio dopo tanti anni di sicurezze ? Una pallottola
e’ stata capace ad interrompere la sequenza meccanica di tante giornate
uguali a se’ stesse. L’assassinio di un quindicenne e’ stato un momento
che ha redato uno spostamento capace a portare tutto sotto sopra. Lo
spostamento dal compimento di una ulteriore giornata al punto tale che
tante persone nello stesso momento hanno pensato: Basta, le cose devono
cambiare e siamo proprio noi che le dobbiamo cambiare . E la vendetta
per la morte di Alexi si e’ trasformata nella vendetta per ogni nostra
giornata che siamo stati costretti a svegliarci in questo mondo. E cio’
che appariva cosi’ difficile si e’ dimostrato cosi’ semplice.

Questo e’ qualcosa che e’ successo, qualcosa che possediamo. Se
qualcosa ci spaventa e’ il ritorno alla normalita’. Perche’ nelle
strade distrutte ed espropriate delle nostre lucenti citta’ non vediamo
solo gli ovvi segnali della nostra rabbia, ma la possibilita’ di
cominciare a vivere. Ormai non abbiamo altro che la possibilita’ di
stabilirci sopra tale possibilita’ trasformandola in vissuto:
Atterrando la nostra creativita’ nel suolo della quotidianita’, la
nostra forza a dare sostanza ai nostri desideri, la forza non di
osservare, ma costruire il reale. Questo e’ il nostro spazio vitale.
Tutto il resto e’ morte.

Chi vuole capire, capira’. Ora e’ il momento di rompere le gabbie
invisibili che costringono ognuno di noi nelle nostre piccole e misere
vite. E cio’ non significa solamente o necessariamente attaccare
stazioni di polizia o bruciare negozi e banche. Il momento in cui
qualcuno abbandona la sua poltrona e la passiva osservazione della sua
stessa vita ed esce per strada per parlare ed ascoltare, lasciando
spontaneamente il privato, comprende, nell’ambito dei rapporti sociali,
la forza destabilizzante di una bomba atomica. Questo proprio perche’
la (fino ad ora) stabilizzazione di ognuno nel suo microcosmo e’ legata
alle forze attrattive della persona. Quelle forze che permettono al
mondo (capitalista) di andare avanti. Questo e’ il dilemma : stare
dalla parte dei rivoltosi o stare da soli. Questo e’ uno dei rari
momenti in cui un dilemma e’ cosi’ assoluto e contemporaneamente reale.

11.12.2008

Lo Stato uccide! – Comunicato del Politecnico di Atene

LO STATO UCCIDE!

Sabato 6 Dicembre 2008, Alexandros Grigoropoulos, un compagno
15enne, è stato ucciso a sangue freddo con un proiettole nel petto da
un agente nella zona di Exarchia. Contrariamente alle affremazioni dei
poliziotti e dei giornalisti, complici del delitto, questo non è stato
un “incidente isolato”, ma un’esplosione dello Stato di repressione che
sistematicamente e in maniera organizzata colpisce coloro che
resistono, coloro che si ribellano, gli anarchici e gli antiautoritari.
Questo è il picco del terrorismo di Stato, espresso con la promozione
del ruolo dei meccanismi repressivi, il loro continuo armamento, il
crescente livello di violenza utilizzato, con la dottrina della
“tolleranza zero”, con la viscida propaganda dei media che criminalizza
coloro che stanno lottando contro l’autorità.

Sono queste condizioni a preparare il terreno per l’intensificazione
della repressione, nel tentativo di guadagnare in anticipo il consenso
popolare e rifornendo di armi lo Stato assassino in uniforme! La
violenza letale contro le persone nella lotta sociale e di classe è
volta alla sottomissione di tutti, serve da punizione esemplare,
significa la diffusione della paura. E’ parte del più ampio attacco di
Stato e padroni contro l’intera società, al fine di imporre più rigide
condizioni di sfruttamento e oppressione, per consolidare il controllo
e la repressione. Dalla scuola alle università, fino alle segrete
prigioni della schiavitù con i centinaia di lavoratori morti nei
cosiddetti “incidenti sul lavoro” e la povertà che abbraccia una larga
fascia della popolazione… Dai campi minati ai confini, i pogrom e gli
omicidi di migranti e rifugiati ai numerosi “suicidi” nelle carceri e
nelle stazioni di polizia… dagli “spari accidentali” nei posti di
blocco della polizia alla violenta repressione delle resistenze locali,
la Democrazia sta mostrandi i suoi denti!

In un primo momento dopo l’uccisione di Alexandros, manifestazioni
spontanee e riots sono esplsi nel centro di Atene, il Politecnico, le
Facoltà di Economia e Diritto sono state occupate e attacchi contro i
simboli di Stato e Capitalismos hanno avuto luogo in molti quartieri
periferici e nel centro città. Manifestazioni, attacchi e scontri sono
scoppiati in Tessalonica, a Patrasso, Volos, Chania e Heraklion
(Crete), a Giannena, Komotini e molte altre città. Ad Atene, in
Patission Street – fuori dal Politecnico e dalla Facoltà di Economia –
gli scontri sono continuati tutta la notte. Fuori dal Politecnico la
polizia ha fatto uso di proiettili di plastica Sabato 7 Dicembre,
centinaia di persone hanno manifestato verso il quartier generale della
polizia ad Atene, attaccando la polizia. Scontri di tensione mai vista
si sono diffusi nelle strade del centro città, durati fino a notte
fonda. Molti manifestanti sono feriti ed alcuni sono stati arrestati.

Noi continuiamo l’occupazione del Politecnico, cominciata sabato
notte, creando uno spazio per tutte le persone che lottano e un altro
focus permanente della resistenza in città. Nelle barricate, nelle
occupazioni delle università, nelle manifestazioni e nel le assemblee
noi terremo viva la memoria di Alexandros, ma anche la memoria di
Michalis Kaltezas e di tutti i compagni uccisi dallo Stato, che hanno
dato forza alla lotta per un mondo senza padroni né schiavi, senza
polizia, armi, prigioni e confini. I proiettili degli assassini in
uniforme, l’arresto e le manganellate ai manifestanti, i gas chimici
lanciati dalle forze di polizia, non solo non riusciranno a imporci
paura e silenzio, ma diverranno la ragione per sollevarci contro il
terrorismo di Stato, il grido della lotta per la libertà, per
abbandonare la paura e incontrarci – ogni giorno sempre più – nelle
strade della rivolta.

Affinché la rabbia li inondi e li affoghi!

IL TERRORISMO DI STATO NON PASSERA’!

PER L’IMMEDIATO RILASCIO DI TUTTI GLI ARRESTATI NEGLI EVENTI DI SABATO 7 E DOMENICA 8 DICEMBRE

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che stanno occupando
le università, manifestando e scontrandosi con gli omicidi di Stato in
tutto il mondo.

L’occupazione del Politecnico – Atene